LOULY JO BRUNEAU e MARCO DELLA VALLE

 di Umberto Martuscelli per Fiseveneto.com

 

Roma, Piazza di Siena, domenica 29 maggio 2016: la squadra del Veneto ottiene il 2° posto nella Coppa delle Regioni “Bruno Scolari”, conquistando la prima posizione nella classifica di stile. Non solo: LoulyJoBruneau (nata nel 1999) è al vertice della graduatoria individuale tempo/penalità su Toundra, Marco Della Valle (classe 2000) in quella di stile con Der Stern. Su quattro classifiche prodotte da quella gara il Veneto è una volta secondo e tre volte primo…

LoulyJo, cosa ha voluto dire per lei questa sua vittoria?
«L’anno scorso sempre in sella a Toundra non ero riuscita a ottenere a Piazza di Siena un risultato valido, diciamo. Quindi quello di quest’anno è stato una specie di riscatto! È stata proprio una bella soddisfazione».

La cosa che le è rimasta più impressa di quelle due giornate a Roma?
«Direi l’ultimo giorno, quando tra l’altro sono partita per ultima ed è stato molto emozionante perché c’era tutta la squadra che mi stava a guardare e io volevo davvero riuscire a fare del mio meglio».

Che poi la cosa più difficile è fare bene quando si deve fare bene…
«Sì, esatto, è proprio questo il punto… E per questo la soddisfazione è doppia!».

Un bel clima all’interno della squadra?
«Sì. Siamo partiti subito molto uniti e solidali».

Lei dentro di sé racchiude un misto di varie nazionalità: ne risente da un punto di vista tecnico e sportivo?
«Forse sì. Mio papà SergeBruneau è francese, mia mamma Caroline Bissinger è tedesca con origini egiziane, io sono allieva di entrambi quindi ho assorbito molto il loro modo di concepire e vivere l’equitazione».

Ed è semplice essere allieva dei propri genitori?
«Beh, direi che loro sono molto oggettivi: quando io sono a cavallo loro smettono di essere papà e mamma e io di essere figlia. Quando devono criticarmi lo fanno senza alcuna remora, ma nello stesso tempo mi sostengono come forse solo due genitori possono fare».

Lei come amazzone come si sente?
«Penso di dovermi migliorare ancora tantissimo. Il cammino è lungo».

Cosa vuol dire per lei montare a cavallo?
«È una cosa meravigliosa, ovviamente. Ma al di là di questo, lo trovo anche un modo perfetto per liberarsi di tutte le preoccupazioni e i problemi: quando si è in sella ci si depura, si scaricano tutte le tensioni».

La sua prospettiva per il futuro?
«Intanto mi piacerebbe arrivare a ottenere il 2° grado… ».

E poi? Pensa di rimanere nel mondo dei cavalli, magari a livello professionistico?
«Chi lo sa… Mi piacerebbe, certo, ammesso di riuscire a fare le cose bene, ma questo è un mondo così difficile… Poi dopo aver finito il liceo voglio fare l’università, e poi… si vedrà».

E rimarrà… italiana?
«Io ho il passaporto italiano, francese e tedesco. Ho iniziato la mia carriera sui pony come francese, ma adesso sono italiana e penso di rimanere tale!».


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Marco, una bellissima prestazione a Roma!
«Eh sì, grazie, sono stato molto contento davvero».

Che significato ha avuto per lei essere al primo posto della classifica di stile?
«Beh, direi che per me è stata una conquista molto importante. Io credo che lo stile sia una componente fondamentale per la resa tecnica e agonistica del binomio: un buono stile da parte del cavaliere aiuta i cavalli a saltare meglio».

È una cosa che lei ha riscontrato anche nella pratica, quindi.
«Certo, certo. Devo dire che il mio non è un cavallo complicato quindi con lui è abbastanza facile montare bene, usando un buono stile. Ma quando io monto bene lui si migliora».
 

In questo saranno stati molto importanti i suoi istruttori, no?
«Molto importanti, sì, è vero. Prima di tutto mio papà Renato che mi segue sempre e mi aiuta sempre da sempre; è lui che mi ha avviato a questo sport, è lui che mi ha trasmesso questa passione. Poi sono stato allievo di Massimo Maggiore fino a quando lui non si è trasferito in Olanda: da quel momento e fino a oggi il mio istruttore è Vincenzo Chimirri. Due maestri eccezionali».

Cosa ricorda con più piacere della sua esperienza a Roma?
«Sicuramente saltare in un’arena così ricca di fascino e tradizione non lascia indifferenti… è un’esperienza unica! Ma poi il fatto di poter stare a contatto con i più importanti cavalieri del mondo e poter vedere il loro campo prova e il lavoro dei loro cavalli è una lezione magnifica».

E tra voi compagni di squadra?
«Tutto molto bello. Io sono un po’ timido, non sono una persona molto socievole però tra tutti noi il clima è stato piacevole: ci siamo aiutati a vicenda, c’è stata una buona collaborazione».

Quali sono i suoi sogni e obiettivi come cavaliere?
«Gli obiettivi principali sono sostanzialmente quello di cercare di fare sempre meglio e di crescere bene dentro questo sport. Certo, mi piacerebbe arrivare ad alto livello, ma si vedrà: questo è appunto il sogno».

Pensa anche a un’ipotesi di realizzazione professionale nel mondo dell’equitazione?
«Beh, forse è un po’ prematuro parlarne, anche se sì, certo, mi piacerebbe. Per adesso ho finito la seconda liceo economico-industriale: poi con il tempo vedremo… non si può mai dire come andrà la vita!».

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