LE SORELLE DEL POLO

di Umberto Martuscelli per Fiseveneto.com

2018.10.13 – Campionato d’Europa di polo femminile 2017: l’Italia conquista la medaglia d’oro. Campionato d’Europa di polo femminile 2018: l’Italia conquista la medaglia d’argento. Risultati formidabili. E per questa Italia è stato molto importante il Veneto: perché in entrambe le occasioni la nostra squadra nazionale ha schierato le sorelle Costanza e Maria Vittoria Marchiorello… che sono di Bassano del Grappa! Calcolando che la squadra si compone di quattro giocatori… beh, è chiaro dunque che il 50% di quest’Italia è veneto!

«Abbiamo iniziato a montare a cavallo per giocare subito a polo», racconta Costanza Marchiorello, la sorella maggiore (29 anni, mentre Maria Vittoria 26), «non abbiamo mai praticato nessun’altra specialità dello sport equestre».

Come mai questa grande passione?
«Ce l’ha trasferita nostro padre. Lui ha iniziato a giocare quando noi eravamo piccolissime. Poi quando abbiamo compiuto sette o otto anni abbiamo montato a cavallo per poter cominciare a giocare a polo. Ci siamo appassionate subito».

Ma dove avete cominciato fisicamente a giocare?
«Nel 2011 nostro padre ha fondato il Veneto Polo Club vicino a Bassano. Noi abbiamo avuto la fortuna di poter montare a cavallo lì tutti i giorni nel periodo che va dalla primavera all’autunno. Quindi ci è venuto facile poter praticare uno sport che normalmente richiede strutture complesse e di complicata realizzazione».

Salvo poi doversi spostare per giocare i tornei…
«Certo, uno spostamento continuo. Poi noi tutti gli anni andiamo in Argentina: lì il polo è uno sport molto praticato. Sia io sia mia sorella durante gli anni dell’università abbiamo spesso preparato gli esami standocene lì, in Argentina, giocando a polo. Adesso con il lavoro la situazione però è un po’ cambiata».

Qual è la vostra attività?
«Noi lavoriamo nell’azienda di famiglia, io mi occupo della parte di marketing mentre Maria Vittoria è un commerciale. L’azienda produce componenti per celle frigorifere, una cosa di nicchia. È l’azienda di nostro padre».

E il Veneto Polo Club era molto frequentato?
«Durante i primi anni di vita ha avuto un grande successo. Facevamo un paio di tornei all’anno, avevamo una cinquantina di cavalli e molti ragazzi professionisti argentini, quindi riuscivamo con grande facilità a giocare tutti i fine settimana delle pratiche, cioè le partite di allenamento».

Poi le cose sono cambiate?
«Sì, adesso la struttura si è un po’ ridotta e la teniamo solo per Maria Vittoria e per me, abbiamo lì i nostri cavalli. E quindi per giocare i tornei dobbiamo per forza muoverci».

Come si gestisce il lavoro di una scuderia di cavalli da polo?
«Non è facile. Innanzitutto nel polo non basta avere un cavallo a testa. Il minimo sufficiente per affacciarsi a questo sport sono quattro cavalli a persona. Quindi già questo rende il tutto abbastanza complicato. Diciamo che tutta la parte di allenamento durante la stagione da noi, come penso nel caso di più del 90% dei giocatori, viene fatta da ragazzi professionisti argentini che vengono qui appositamente. La struttura richiede la presenza di un campo e di una pista di sabbia che serve per il lavoro di condizione e di allenamento fisico dei cavalli: i cavalli da polo devono essere scattanti e veloci, ma con una grande capacità di resistenza perché ognuno nell’arco di una partita viene impegnato per sette minuti».

Quindi il lavoro che il cavallo da polo svolge a casa escludendo la partita è solo di condizione?
«Sono tre le cose che si fanno con un cavallo prima di giocare un torneo. L’allenamento in pista la mattina presto e la sera tardi: mezz’ora ogni volta, per il fiato. Poi si batte la palla: vuol dire entrare in campo e da soli ci si porta la palla avanti e indietro. Poi la terza cosa sono le pratiche: praticamente delle partite di allenamento che si giocano con altri giocatori, un vero e proprio incontro quattro giocatori contro quattro».

Voi quanti tornei fate ogni anno?
«Ultimamente molto pochi: quest’anno io mi sono sposata e ne ho fatti solo quattro. Diciamo che in teoria in Italia come pure in tutto il mondo si possono giocare tornei ogni fine settimana da maggio a settembre. Solo che per noi adesso con il lavoro è più difficile».

Due belle soddisfazioni nel Campionato d’Europa 2017 e 2018… Quale la più grande?
«Sicuramente quella dell’anno scorso perché nessuno immaginava che avremmo vinto. Siamo partite non benissimo e poi in finale abbiamo battuto la squadra francese di casa, che aveva vinto sempre e che era ovviamente la favorita, quindi un’emozione davvero grande».

Per voi sorelle condividere queste esperienze e queste emozioni sarà particolarmente bello, no?
«Sì, devo dire che è bellissimo: noi ci sentiamo legate davvero da qualcosa di speciale. Lavoriamo insieme, pratichiamo insieme lo sport, passiamo tanto tempo insieme… Ormai tra noi comunichiamo quasi senza parlare».

Il rapporto che voi vivete con i vostri cavalli è anche di tipo sentimentale?
«Beh… allora: sì, ma forse meno rispetto a quanto accade in altre specialità equestri. Io ho i miei cavalli preferiti e sono legatissima a loro, ma immagino che in salto ostacoli o in dressage quando al massimo si hanno uno o due cavalli di alto livello si riesca a instaurare un rapporto di maggiore complicità. C’è anche nel polo questa cosa, ma forse un filino meno».

Quali sono le prospettive sportive per il futuro?
«Il prossimo anno non ci sarà il Campionato d’Europa perché da adesso in poi si farà con cadenza biennale, quindi non ho ancora preparato il programma dei tornei del 2019. Però sicuramente giocheremo in Italia, Francia, Spagna».

Lei si è sposata quest’anno: e suo marito condivide questa sua passione?
«Mio marito condivide e si sta anche avvicinando allo sport, sta iniziando a montare e a giocare le prime pratiche. Ci va un po’ cauto perché il polo è uno sport molto pericoloso, uno degli sport più pericolosi in assoluto… Però ha capito che per me è una grande passione e quindi deve accettarla».

Ma sport pericoloso per via del contatto?
«Per svariati motivi. Innanzitutto perché come per tutte le altre specialità equestri si è in sella a un animale: ma poi bisogna aggiungere la velocità, il contatto fisico tra i giocatori, le pallinate, le steccate… Ci sono delle situazioni che lo rendono pericoloso, ma forse per le stesse ragioni anche molto affascinante… ».

Le donne che giocano a polo sono molte?
«La grande rivoluzione degli ultimi anni si è manifestata sicuramente nel polo femminile. Io fino a pochi anni fa giocavo tornei in cui ero l’unica ragazza in campo, invece adesso le donne che giocano a polo sono tante. Sta iniziando a diventare uno sport professionistico anche femminile, cosa che prima non era assolutamente. Dall’anno scorso a Buenos Aires il torneo più importante al mondo è diventato anche femminile».

Però ci sono anche squadre miste…
«Sì, io tutta la vita ho giocato misto. Prima che il polo femminile avesse questo boom ho sempre giocato con gli uomini».

E le donne sono svantaggiate rispetto agli uomini, oppure no?
«Qualche svantaggio c’è. Del resto non conosco sport in cui la prestazione della donna sia migliore di quella dell’uomo… ».

Beh, in salto ostacoli e dressage e completo per esempio…
«Donne che raggiungono risultati migliori degli uomini?»

Sì: a Tryon nel recente Campionato del Mondo il titolo individuale in salto, completo e dressage è stato vinto da amazzoni…
«Ecco, questo nel polo non potrebbe succedere perché c’è una fisicità più importante, e gli uomini saranno sempre più avvantaggiati. Però negli ultimi anni sono cambiate molte cose e anche noi donne adesso possiamo dire la nostra… ».

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