LA FESTA DEL VENETO: PERCHE’ LO SPORT UNISCE, NON DIVIDE

 2018.06.11 –  La serata organizzata dal comitato regionale veneto della Fise presso il Club & Restaurant Villa Bonin di Vicenza lo scorso 5 giugno è stata un successo. Lo è stata per tanti motivi. Quello principale è ovvio ed evidente: offrire un meritato riconoscimento ai protagonisti veneti della stagione agonistica sia regionale sia nazionale – in alcuni casi anche internazionale – 2017. E il gran numero di premi e riconoscimenti consegnati in tale occasione non fa altro che testimoniare una volta di più il valore e la consistenza delle amazzoni e dei cavalieri della nostra regione. Questo è un dato di fatto di grande gratificazione per chi lo sport equestre lo gestisce, lo amministra e lo indirizza: siano essi dirigenti e rappresentanti delle istituzioni, come pure tecnici, sponsor e addetti ai lavori a vario titolo. Ma c’è un ulteriore motivo per il quale la sera del 5 giugno è stata una grande sera: il concetto di ‘riunione’. In effetti si è trattato di una festa veneta perché organizzata dal comitato regionale veneto in Veneto: ma sarebbe probabilmente più opportuno definirla una festa dell’Italia dello sport equestre. Un’occasione nella quale il Veneto ha fatto da padrone di casa per accogliere il mondo dell’equitazione inteso senza alcuna discriminante relativa ai confini regionali o alle discipline o alle appartenenze: questo è stato bellissimo. Bisognerebbe fare un elenco capillare di nomi e di ruoli e di identificazioni per poter apprezzare nel dettaglio tutto ciò, ma è impossibile date le dimensioni della partecipazione. Basti dire che erano presenti i vertici della Fise sia attuali sia trascorsi (presidente, segretario generale e alcuni componenti i consigli direttivi), un gran numero di presidenti di comitati regionali, moltissimi tecnici di varie specialità, campioni di tante discipline (al di là di quelli premiati), organizzatori di manifestazioni agonistiche… insomma, l’Italia dello sport equestre. Un’occasione perfetta per dimostrare che lo sport serve per unire: e non per dividere.

 

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