IL CEV, BELLO E VINCENTE

di Umberto Martuscelli per Fiseveneto.com

 

2020.01.11 – Quando viene inaugurato ufficialmente nel 1972, il Centro Equestre Veneto si propone al mondo dell’equitazione italiana – non solo veneta – come un impianto del tutto fuori dall’ordinario. Proprio per come è fatto, per la sua costituzione fisica: per il suo pregio architettonico e la sua funzionalità pratica, due concetti perfettamente simbiotici all’interno di un’unica opera. Un’opera che nasce dalla geniale creatività di Paolo Cavatorta, architetto e cavaliere di alto livello in completo (era stato uno dei p.o. per le Olimpiadi di Tokyo 1964): persona che dunque alla bravura e alla competenza del professionista unisce la consapevolezza e l’esperienza dell’uomo di cavalli. Ecco il risultato: tutte le parti indispensabili alla vita di un centro ippico vengono armonizzate all’interno di un’unica struttura senza che vi sia alcuna soluzione di continuità, alcuna frattura, alcuna interruzione… scuderie, maneggio coperto, uffici, locali di selleria, magazzini, tutto compreso in una costruzione dalle linee moderne eppure classiche, geometriche eppure morbide. Prima ancora di cominciare la sua vita di sport e di equitazione, quindi, il Cev conquista subito l’attenzione sulla scena semplicemente perché bellissimo. Ma Paolo Cavatorta non avrebbe mai realizzato tale opera se prima di lui non ci fosse stato qualcuno che tale opera l’aveva prima sognata e infine voluta: i fratelli Alessandro e Ruggero Argenton. Loro. I veri padri del Cev.

I due fratelli – Alessandro nato nel 1937, Ruggero nel 1939 – approdano a Mestre nel 1968 dopo una vita di spostamenti tra il Friuli, il Veneto, il Piemonte e infine Roma al seguito del padre Mario, un uomo che sia per la storia d’Italia (decorato per atti di valore durante la guerra in Russia, poi eroico partigiano dopo l’8 settembre 1943, componente il Comitato di Liberazione Nazionale e quindi la Consulta Nazionale che doveva sostituire il Parlamento fino a che non si fossero indette le regolari elezioni dopo la fine della seconda guerra mondiale) sia per quella dell’ippica (uomo record per numero di vittorie in ostacoli e in piano, presidente dell’Unire dal 1950 al 1961, tra le tante varie cose… ) riveste un ruolo di puro e massimo riferimento. Quindi nel 1968 Ruggero e Alessandro – quest’ultimo per tutti e per sempre sarà solo Sandro – arrivano a Mestre provenendo da Roma: Sandro al suo attivo ha già un curriculum formidabile in completo, con la partecipazione a tre Olimpiadi una delle quali – Tokyo 1964 – conclusa dall’Italia con la conquista della medaglia d’oro, un successo epocale. I due fratelli inizialmente fanno base al Circolo Ippico di Mestre gestito da Paolo Scarpa: ma il sogno di entrambi è quello di creare il loro centro ippico, la loro scuderia. E il sogno come detto si realizza: quando nel 1972 – anno in cui Sandro Argenton conquista l’argento individuale in completo alle Olimpiadi di Monaco – il Centro Equestre Veneto viene inaugurato nei pressi di Mogliano Veneto, non ancora completamente ultimato (lo sarà definitivamente nel 1973). Così il famoso Terraglio – la lunga strada rettilinea che collega Mestre e Treviso – da questo momento in poi tra le tante meravigliose ville venete esibisce un nuovo e ulteriore gioiello.

Naturalmente la vocazione principale dell’attività del nuovo centro ippico non può che essere il completo fin dal principio, e così dopo soli quattro anni dalla sua nascita il Cev stabilisce un record: diventa la prima scuola di equitazione veneta – e a tutt’oggi l’unica! – capace di vincere il Saggio delle Scuole nella storia della manifestazione. E per ben due anni consecutivi: 1977 e 1978, per poi ripetersi nel 1995. È un fatto davvero eccezionale: il Saggio a quel tempo era una gara di grandissimo valore frequentata mediamente da trenta a quaranta squadre che spesso allineavano tra le proprie file gli stessi binomi che affrontavano il Campionato d’Italia e d’Europa juniores di completo, e ovviamente costituiva il principale traguardo agonistico per tutte le compagini juniores d’Italia.

Non solo completo però. Poco dopo l’inaugurazione, infatti, arriva al Cev il conte Alberto Tommasi di Vignano, favoloso uomo di cavalli e personaggio dal grande fascino e dal fortissimo carisma, con alle spalle una storia davvero romanzesca. Tommasi – da tutti semplicemente chiamato “il conte” – affitta una trentina di box al Cev e per dieci anni sarà insieme ai fratelli Argenton l’elemento di più forte richiamo per allievi e amazzoni e cavalieri che arriveranno da tutte le parti del Veneto e del Friuli e in qualche caso anche dalla Lombardia pur di montare sotto la sua guida. Completo e salto ostacoli diventano quindi due ‘temi’ molto forti al Cev grazie alla presenza di questi magnifici uomini di cavalli: «È stato un periodo caratterizzato anche da tensioni e difficoltà», ricorda Stefania Rizzardo Argenton, moglie di Ruggero e oggi (e da anni) presidente del Cev, «ma soprattutto ricco di insegnamenti straordinari e di contenuti sia tecnici sia agonistici di altissimo livello. Non avrebbe potuto essere altrimenti, con uomini di cavalli di quel calibro».

Ma se Argenton/Tommasi rappresentano in qualche modo il vertice, al Cev fin dai primi anni c’è ovviamente un corpo istruttori di prim’ordine (in realtà i fratelli Argenton non sono mai stati istruttori nel senso proprio del termine, avendo ognuno la rispettiva professione extra-cavalli) dedicato alla produzione di allievi e di giovani campioni: il primo tra tutti una volta aperta la scuola di equitazione è l’inglese Hughes, seguito da Aldo Calabrò il quale praticamente legherà tutta la sua vita di insegnante al Cev… e poi nomi importanti quali quelli – in ordine alfabetico e non cronologico! – di Oscar Baldo, Antonio Bove, Riccardo Martinengo Marquet, Giovanni Molin, Antonio Rasero, Anton Schweigl e Roberto Smith, per arrivare agli attuali Monica Bruscagnin Argenton (moglie di Sandro dal 1981, a sua volta amazzone di alto livello in completo, anche lei un vero e proprio simbolo del Cev nel corso del tempo), Nicolò Argenton (figlio di Sandro e Monica), Francesco Olivo e Virginia Argenton (figlia di Ruggero e Stefania).

La scena dello sport equestre in Veneto (ma sarebbe meglio dire in tutt’Italia) è profondamente mutata rispetto agli anni in cui il Cev è venuto alla luce. Allora i centri di equitazione di alto livello si potevano contare sulle dita di due mani: oggi proliferano ovunque. Ma il Cev non ha minimamente perduto nulla della sua bellezza e della sua importanza di centro sportivo. E inoltre può contare su una storia e una tradizione seconde solo a quelle della Scuola Padovana di Equitazione. «Direi che stiamo vivendo un momento di sviluppo», conferma la presidente del sodalizio veneto Stefania Rizzardo Argenton. «Certo, oggi è tutto molto più difficile e complicato rispetto al periodo storico durante il quale il Cev è nato, il che tuttavia può rappresentare anche un elemento di grande stimolo». E i due fratelli Argenton? «Oggi seguono le cose del Cev un po’ più da lontano, Ruggero se ne occupa forse un po’ di più rispetto a Sandro, ma il Cev è assolutamente una loro creatura: quindi le loro sono pur sempre opinioni della massima importanza».

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