ANTONIO PIOVAN, IL RAGAZZINO CHE INSEGUE UN SOGNO

 di Umberto Martuscelli per Fiseveneto.com

 

2019.02.20 – Chi in Veneto si chiama Antonio di solito poi si ritrova a essere Toni per tutti. Lui invece no: pur chiamandosi Antonio, per tutti è stato Beppe. Perché? Presto detto: nella famiglia Piovan c’era un altro Antonio e così per differenziare l’uno dall’altro i suoi genitori lo hanno fin da subito chiamato con il diminutivo del suo secondo nome, Giuseppe appunto, quindi Beppe. Da quel momento Antonio Piovan è stato Beppe per tutti.

Ma alla nascita – 24 marzo 1958 – Antonio Piovan non ha solo incontrato il diminutivo del suo secondo nome: ha incontrato anche il… maggiorativo della sua intera vita. Cioè i cavalli. Sì, perché la casa della sua famiglia ad Abano Terme era confinante con il Centro Ippico Euganeo, allora diretto da Alberto Gulinelli: impossibile per un bambino curioso e sveglio come Antonio – cioè Beppe… –  rimanere indifferente al fascino e all’attrattiva esercitati da quegli animali meravigliosi…

La scintilla che innesca la fiamma scatta quando Antonio ha 8 anni. In quel momento il Centro Ippico Euganeo viene preso in affitto da Attilio Tavazzani, il famoso allevatore di cavalli maremmani, quelli che di ‘cognome’ fanno del Lasco (il più famoso dei quali sarà Ursus del Lasco nella seconda metà degli anni Settanta sotto la sella di Graziano Mancinelli). Antonio comincia a frequentare il centro ippico, si fa benvolere, viene messo in sella, impara in fretta, in breve diventa per il commendator Attilio il terzo figlio, dopo quelli… veri, Fausto e Aldo. Una seconda famiglia, per Antonio. E così quando questa seconda famiglia lascia Abano Terme per andare a installarsi a Castelverde, vicino a Varese, Antonio la segue: i signori Piovan infatti non avrebbero potuto permettersi di continuare a far montare a cavallo il loro figlio in altri modi, e smettere… beh, nemmeno da prendere in considerazione come ipotesi, ormai per Antonio i cavalli erano diventati un imprescindibile motivo di vita.

Inizia così per Antonio il periodo più importante e formativo della sua intera esistenza: lui continua a studiare andando a scuola a Varese, ma la vera scuola è quella della famiglia Tavazzani a Castelverde… Sotto la guida dei suoi fratelli acquisiti Fausto e Aldo, Antonio infatti vive e impara tutto quello che un vero uomo di cavalli deve saper vivere e imparare: dalla nascita del puledro al suo svezzamento, dalla doma all’inizio del lavoro, dall’addestramento alla preparazione ai concorsi, dal governo in scuderia all’alimentazione, alla ferratura, alla cura veterinaria… Insomma: tutto. Un formidabile concentrato di esperienza e insegnamenti, che si arricchisce di ulteriori contenuti grazie alla presenza a Castelverde di tanto in tanto di Piero d’Inzeo (il fuoriclasse azzurro stava ottenendo importanti risultati con una cavalla dell’allevamento di Tavazzani, Quotidiana), il quale non manca di riservare ad Antonio un occhio di riguardo intuendone le qualità di cavaliere. Ma sarà un altro dei grandi nomi della storia dell’equitazione italiana a immettere in Antonio sapienza allo stato puro: il generale Gerardo Conforti. Proprio lui: il cavaliere olimpico di Berlino 1936, l’uomo che aveva rifondato il salto ostacoli azzurro dopo lo sfacelo della seconda guerra mondiale partendo da un pugno di giovani ufficiali di cavalleria tra i quali lo stesso Piero d’Inzeo, l’uomo che dopo essere stato tra i grandi nomi dell’equitazione mondiale tra le due guerre era riuscito a ricostruire dal nulla un movimento sportivo che presto avrebbe ritrovato la grandezza perduta. Conforti apre letteralmente un orizzonte nuovo per Antonio: tu devi essere più intelligente del cavallo che monti, questo il messaggio. Un messaggio qui rappresentato in forma semplificata e sintetica, ma che al suo interno racchiude una infinita serie di sfumature e sottigliezze, spesso non riconducibili a fatti meramente tecnici. Un messaggio di importanza capitale per un cavaliere giovane che aveva a che fare quotidianamente con un gran numero di cavalli spesso non di particolare raffinatezza, vuoi per l’immaturità anagrafica vuoi per un grado di rusticità talvolta rilevante.

Nasce da tutto questo il cavaliere Antonio Piovan. Un cavaliere che poi legherà il proprio nome ad altri significativi personaggi del mondo del cavallo sportivo a vario titolo come Salvatore Oppes (il leggendario maggiore… ), Giampaolo Rolli e Giuseppe Zancarli, un cavaliere che vivrà importanti esperienze agonistiche nazionali e internazionali in sella a una svariata serie di cavalli. Un cavaliere protagonista di un’equitazione raffinata ed elegante che in termini di risultati agonistici ha ottenuto molto, ma probabilmente meno di quello che realmente avrebbe meritato in proporzione alle sue indiscutibili e notevolissime qualità tecniche: perché sempre condizionato da impellenze contingenti, dal dover montare cavalli spesso da commercio, dal dover valorizzare soggetti in realtà di scarso valore, dall’essere costretto a fare cento con il materiale sufficiente a fare cinquanta…

Oggi Antonio Piovan ricopre un ruolo importante in seno al comitato regionale veneto della Fise, quello di direttore sportivo. Sta in ufficio davanti a un computer e sta sul campo a guardare cavalli e cavalieri. Mantiene i contatti, parla e ascolta: era lui alla guida delle formazioni venete che hanno vinto medaglie e titoli in occasione del Campionato d’Italia a squadre qualche settimana fa a Pontedera. Oggi quindi le ragazze e i ragazzi che vivono la vita sportiva del Veneto sia in concorso sia nelle proprie scuderie o scuole di equitazione sono abituati a vedere e a considerare così Antonio Piovan. Ma questo Antonio Piovan è soltanto un… pezzetto del suo tutto: il resto è fatto di un bambino che è rimasto affascinato dai cavalli mentre ancora stava imparando a camminare, di un ragazzino che non ha esitato a lasciare la famiglia e andarsene lontano da casa pur di continuare a montare a cavallo, di un ragazzo che ha lavorato duramente e senza risparmiarsi pur di continuare a imparare, di un giovane uomo che ha assorbito gli insegnamenti e i consigli di due tra i più grandi uomini di cavalli che l’Italia abbia mai posseduto, di un cavaliere che ha prodotto un’equitazione bellissima e vincente. Ecco le componenti che formano il tutto di Antonio Piovan, anche se oggi di lui si vede solo la parte che se ne sta davanti a un computer oppure sui campi di gara a guardare cavalli e cavalieri rivestendo il ruolo prezioso e delicato di direttore sportivo di uno dei comitati regionali Fise più importanti d’Italia. Antonio Piovan è prima di tutto un grande uomo di cavalli. Antonio Piovan: cioè Beppe.

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